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Giorno 3-4 Genova-Palermo

Ormai sono a Genova, solo una ventina di km da Pontedecimo al porto.Stamattina faccio colazione al bar dell’Hotel Nazionale e scopro che :
1) nel 52 vi soggiornò Bartali!
2) l’espressione preferita dal barista per dire “” mi hai rotto i ……” è : “mi hai brasato l’elmo!” chiaramente in zenaise… te mé brasò l’elmu…belin!…. Favolosa.
Al porto l’unico posto dove poter mangiare qualcosa tenendo la bicicletta “a vista” è il McDonald!
Ebbene sì,l’ho fatto,però ho ordinato una insalata nizzarda.All’imbarco c’è un ragazzo con bicicletta carica, Davide, che da Mirandola scende a Palermo per poi risalire fino a Trieste con lo scopo di raccogliere fondi per beneficenza.Ho scoperto che anche lui è passato dalla grande M e ha ordinato  la nizzarda.
Al porto i ciclisti vengono considerati passeggeri senza veicolo che però  devono far la fila con le automobili. Per l’accesso al molo  si possono usare le rampe pedonali che portano all’ascensore  e se la bici non entra devi fare le scale. In alternativa puoi ritornare nel traffico della città, prendere la rampa che porta all’imbarco traghetti nel traffico delle auto e dei TIR facendo una serpentina di 2 km sui moli del porto per arrivare a 100 m da dove eri partito..Per non far le scale abbiamo fatto fare un’impennata alla bici dentro l’ascensore e farcela stare in altezza.
Traversata tranquilla.
Svegliati alle 10 dagli altoparlanti che annunciavano: “è una esercitazione. … è scoppiato un incendio a bordo”.
Toccata e fuga.

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